Atterraggio d'emergenza "internazionale" Il 4 giugno 1953 io e mio padre Mario ci levammo in volo dall'Urbe con il Macchino (MB 308). Mentre sorvolavamo Roma a bassa quota lanciando volantini improvvisamente il motore decise che era ora di riposarsi e piantò. Mio padre capì subito che non c'era altro da fare che trovare un posto dove tentare un atterraggio d'emergenza e anche urgentemente visto che la quota era piuttosto bassa! Abbiamo visto un prato circondato da alberi in vicinanza dell'Aurelia antica. Ci siamo subito diretti con la velocità di planata che ancora sosteneva l'aereo e giù prima della seconda fila di alberi che segnava la fine del prato. Mio padre fece stallare l'aereo poco prima di toccare terra. Alla fine ce la siamo cavata solo con un po' di paura, il povero 308 però aveva i tiranti del castello motore piegati in avanti.A quel punto dovetti saltare il muro di cinta per cercare un telefono. Infatti, avevamo usato il parco di Villa Abamelek, sede dell'Ambasciatore sovietico, come campo di emergenza! Il buffo fu che i manifestini del MSI che dovevano essere lanciati sulla cittą, rimasero sciorinati sul prato della villa dell'Ambasciatore russo! La video-intervista originale realizzata nell'occasione dall'Istituto Luce è visionabile sul sito Archivio Luce |
Scampato pericolo per Mario e Fiorenza de Bernardi (ai lati del Macchino) |