Nel 1971 Yakovlev, costruttore
sovietico dello Yak-40, chiese a Aertirrena di effettuare una presentazione
in estremo oriente e in Australia del velivolo in dotazione. Il compito
di organizzare il volo fu affidato a me che avrei fatto parte dell'equipaggio
come Primo Ufficiale. Date le caratteristiche del velivolo l'intera tratta
fu suddivisa in numerose tappe. Questo è il diario del viaggio, così come l'ho scritto allora, dei 45 giorni di quella che considero un'affascinante
avventura. |
Ankara 19 giugno 1971 Cara mamma, abbiamo atterrato ad Ankara al centro di un piovasco spaventoso e con un vento di 50 nodi "al traverso" della pista. Sul manuale tecnico del nostro aeroplano c'è scritto che non si può atterrare con più di 20 nodi invece il comandante Davià è stato bravissimo e ha depositato lo YAK a terra dolcemente come sempre. Dal punto di contatto al parcheggio ci abbiamo però messo un bel quarto d'ora; non riuscivamo a farlo rullare tanto violente erano le raffiche del vento. Un DC9 che ci seguiva ha preferito rinunciare all' atterraggio ed ha "riattaccato" per altra destinazione. Anche il viaggio in taxi dall'aeroporto all'albergo è stato emozionante perché abbiamo attraversato vari posti di blocco dove ci hanno chiesto i documenti con i fucili puntati addosso. Tutta la città sembrava in stato di assedio per via dell' uccisione di un Ministro. Stamani, da Firenze, siamo partiti col sole che ci ha seguiti a Roma, a Brindisi e a Thessaloniki. Ti confesso che appena decollati mi sono sentita felice e la terribile suspance che mi ha stretto la gola durante gli ultimi tempi è svanita all'avvio del primo motore. I problemi organizzativi erano risolti, le ultime decisioni prese, l'equipaggio scelto senza timore di revoche. Ti rendi conto? Io faccio parte di questo equipaggio, sono in rotta per l'Australia, con tante miglia da percorrere e tanto mondo da vedere! Stasera siamo stati in un locale del Kent Hotel dove una ballerina faceva la danza del ventre saltando da un tavolo all'altro, roteando fra piatti e bicchieri mentre i commensali le infilavano i soldi nella cintura dello slip. Io ho mangiato il cek bab che è carne di montone con riso ricoperto di yogurt. Teheran 20 giugno 1971 Malgrado sia domenica dalle autorità di Ankara abbiamo ottenuto il permesso di atterrate a Dijarbakir, aeroporto militare. Per fortuna , perché con l'autonomia del nostro aereo non saremo potuti arrivare su altri aeroporti e il rifornimento a Dijarbakir era assolutamente necessario. Veramente dopo le complicazioni burocratiche tipicamente italiane, avute a Brindisi, con le solite perdite di tempo, non mi aspettavo tanta sollecitudine e comprensione proprio in Turchia. A Dijarbakir ancora vento fortissimo e grande caldo. Alcuni ragazzi dell'aeroporto mi hanno riconosciuta e mi hanno regalato un giornale, scritto in turco, con una mia fotografia a colori nella cabina dello YAK. Non ho capito cosa c'è scritto ma la cosa mi diverte molto. |
Latore 21 giugno 1971 Mamma cara, stiamo seguendo la tabella di marcia piuttosto regolarmente ma dieci ore al giorno di lavoro sodo sono molte specialmente in questi climi. In volo ci alterniamo poiché siamo tre piloti ma quando non si è in cabina ci sono le scartoffie da tenere in ordine e i successivi piani di volo da preparare. Stamani siamo
partiti da Teheran e abbiamo fatto rifornimento a Esfahan. Un bellissimo
aeroporto nascosto fra montagne rocciose, a quota 1700m. Lo spettacolo
dall' alto era straordinario! La temperatura a terra è di 40°
e alla messa in moto abbiamo dovuto "lavorare" le manette con
molta cautela per non far alzare troppo la temperatura ai motori. A Esfahan
sono venuti a salutarci alcuni tecnici italiani degli elicotteri Augusta
e dopo quattro chiacchiere in italiano siamo ripartiti per Kandahar in
Afghanistan. |
Abituati al traffico aereo del nostro paese fu uno strano effetto non sentire una voce nell'aria. Le nostre "cuffie" tacevano e sotto di noi era deserto. Deserto e foschia; che solitudine! Per fortuna tutti sono sempre impegnati a bordo; c'è chi scrive, chi mette ordine nelle proprie valigie, chi si fa le unghie, chi riattacca bottoni e chi prepara panini. Ci usciranno dagli occhi questi panini improvvisati ma il tempo per fermarci a pranzare non lo abbiamo davvero. Ogni tanto
avvistiamo gruppi di capanne di terra e case basse e piatte fatte di sabbia,
qualche piccola oasi lungo i fiumi asciutti e riarsi. Poi le bellissime
piste di Zahedan fra dune grigie e gialle, poi di Kandahar in Afghanistan.
In questo aeroporto ci arriva un aereo di linea due volte la settimana,
per il resto del tempo è solitudine e silenzio, eppure la pista
è favolosa e penso quanto sarebbe utile averla a Firenze. Siamo arrivati
di notte e il caldo che ci ha investiti scendendo dall' aereo è
stato incredibile. Dirigendomi verso gli uffici ho rischiato di schiacciare
vari ranocchi. L'umidità qui è tale che loro si devono sentire
come in uno stango. Il sudore mi gocciolava lungo la schiena e non ho
trovato refrigerio neppure nelle stanze della polizia o della dogana dove
grandi ventilatori al soffitto girano movendo appena l'aria e tutti sudano
da matti e quando non si parla si ode solo il fruscio dei fogli, trattenuti
a stento da grossi reggicarte in vetro. Che sonno, che caldo, che buio! Vorrei telefonarti ma qui hanno la linea con l'Italia solo dalle 15.00 alle 21.00 e adesso è troppo tardi. |
New Delhi 22 giugno 1971
Casco
dal sonno e domattina dobbiamo partire prestissimo per attraversare l'India
il più rapidamente possibile. Ci addentriamo sempre più
nella stagione dei Monsoni e finché le condizioni atmosferiche
ci permettono di andare avanti dobbiamo approfittarne. Stamani ci siamo concessi qualche ora di relax e con un pulmino abbiamo fatto un giro turistico a Lahore e fra tanta miseria abbiamo visto le moschee principali che sono bellissime. Non capisco perché molte straniere si intestardiscono a voler entrare in San Pietro in microgonna o addirittura in slip quando in tutte le chiese del mondo si osservano regole drastiche particolari. Per visitare le moschee del Lahore ti fanno togliere le scarpe e ti fanno infilare una specie di gabbana lunga fino alle caviglie. Il paesaggio lo abbiamo visto con gli occhi socchiusi, attraverso una nuvola di polvere. Si stava avvicinando una tempesta di sabbia. Lungo il fiume ragazzi nudi che sguazzavano insieme alla mucche, sui tetti delle case basse e piatte ci sono i letti di legno rozzo dove la maggioranza della popolazione dorme all'aria aperta. Anche stamani abbiamo visto persone do ogni età sdraiate ovunque, sui tetti, nei prati, lungo le strade. I giardini sono bellissimi pieni di scoiattoli che ti vengono fra i piedi. Evidentemente malgrado la fame e la miseria di questo paese vengono protetti e rispettati. In aeroporto le pratiche doganali ci hanno preso del tempo e quando eravamo pronti al decollo ci hanno rifiutato il permesso di partire. In India non trovavano più la nostra autorizzazione per atterrare a Delhi. Sono dovuta correre nuovamente negli uffici per mostrare il nostro telex con il numero della autorizzazione, ho fatto un'altra bella sudata e finalmente il via. Pioveva anche al nostro arrivo a Delhi. All'Air India, dove mi sono rivolta per ottenere assistenza (pulmino per i nostri bagagli, prenotazione stanza in albergo, pagamenti tasse atterraggio, ecc ) erano tutti molto indaffarati. Finalmente un bel tipo alto, moro, con grandi baffoni neri girati all'insù e un turbante bianco in testa si è preso cura di noi. Bisognava stare attenti ad aprire la bocca perché nuvoli di formiche alate circolavano intorno alle nostre teste. Sui muri delle nostre stanze numerosi gechi sonnecchiavano indisturbati. Lunga attesa alla dogana dove hanno ispezionato minuziosamente alcune nostre valige. Ho dato il numero di telefono a un Comandante dell'Alitalia in partenza per Roma perché domani ti porti i miei saluti. Fa piacere vedere i colori italiano quando si è in giro per il mondo. |
23 giugno 1971 Partiamo
da Delhi e la terra sottostante ci appare gialla e completamente riarsa
ma intorno a Varanasi ci sono gruppi di case e ciuffi di alberi. Sarebbe
interessante vedere questa città che è la vecchia e famosa
Benares ma abbiamo solo il tempo di fare rifornimento e dare un'occhiata
ai bollettini metereologici che qui non sono per niente attendibili in
quanto non hanno informazioni dirette. |
Rangoon 24 giugno 1971 Cara
mamma, abbiamo salito una lunga gradinata di pietra. Ai lati bancarelle
di "offerte" per le cappelle; dai fiori di carta dorata o variopinta
alle candele. I gradini sono smozzicati, viscidi e secondo la regola del
luogo, devi salirli scalza. Questa gradinata è chiusa come un enorme
tunnel in salita, piuttosto buia e puzzolente, ma quando arrivi in cima
rimani senza fiato per lo stupore. La Pagoda di Shwedagon è la
più grande del mondo e credo la più bella! Abbiamo pranzato al Nam Sin Restaurant. E' una piccola casa di legno, di un verde stinto in mezzo a una vegetazione da giungla. Uccelli intorno ce ne devono essere a centinaia ed emettono i gridi più strani. L'interno è composto da diversi "separè" con grande tavolo tondo e rispettivo ventilatore al soffitto. Sembra di essere in un racconto di Maugham. Ci siamo buttati a capofitto sui vari piatti cinesi. Un cibo strano e gustosissimo annaffiato da tè al gelsomino. Ho comprato vari gufetti in legno rivestito di carta dorata. Qui il gufo si chiama "zigne" ed è venerato come un vecchio saggio e porta fortuna. |
Bangkok 25 giugno 1971 Qui
è mezzanotte mentre a Roma devono essere le 19.00. |
Volevamo andare stasera a vedere il famoso mercato sull' acqua ma all' albergo mi hanno assolutamente sconsigliata. Al Narai Hotel si occupavano di procurare una barca anche di notte per raggiungere il mercato lungo il fiume ma ora non osano più perché alcuni clienti sono stati derubati, uccisi e gettati in acqua. Domattina partiremo all' alba quindi non avrò il tempo.
Ieri
abbiamo atterrato a Songkhla su una breve pista sulla riva del mare. Avvicinandoci
si è presentato lo spettacolo meraviglioso della Malesia con la
sua vegetazione fittissima e verdissima, le sue palme alte e dritte fin
sulla riva del mare. |
Den Pasar 29 giugno 1971 Ieri
siamo arrivati a Den Pasar capitale dell' isola di Bali. Ci siamo arrivati
all' imbrunire al solito senza assistenza alcuna. Abbiamo passato l' Equatore
alle 03.19 ora di Greenwich cioè 10.19 ora locale. Sotto di noi
l' isola di Sumatra e un mare scintillante. Per festeggiare l'entrata
nell' emisfero sud non avevamo che dei barattoli di birra calda ma l'allegria
a bordo è stata ugualmente vivace. |
Darwin 30 giugno 1971 Mamma
cara, evviva! Abbiamo felicemente raggiunto l'Australia. |
Canberra 6 luglio 1971 L'ambasciatore
italiano Sig. Paolo Cannali, che avevo già conosciuto in Italia,
ci ha ricevuti con molta cortesia nella sua abitazione. Canberra è
una città modernissima, pulitissima e ordinata. Non vedi un filo
d'erba fuori posto. E' sorta intorno al Blundell's Cottage, fattoria costruita
nel 1858 da uno dei pionieri e ore monumento nazionale. E' forse la cosa
più antica di questo paese. |
Comunque
siamo in ballo tutto il giorno per voli dimostrativi con o senza passeggeri,
talvolta con piloti delle Compagnie Aeree che vogliono provare personalmente
lo YAK. Le interviste si susseguono alle conferenze stampa e tutte le
mattine i giornali parlano dello YAK e tutte le sere ci vediamo in televisione.
Tanto si parla del nostro aereo che durante un volo mi sono sentita salutare
con un "hallo Florence!" da un pilota sconosciuto della TAA
che stava volando in altra zona. Abbiamo volato al Mt. Isa, a Melbourne,
a Sideny, a Canberra. Il Com.te Davià intanto è dovuto rientrare in Italia così al Com.te Sette è rimasto solo il mio aiuto. Sette è bravissimo a presentare l'aereo. Sa sfruttarlo tutto il possibile e si sbizzarrisce in virate a 90°, in picchiate, in atterraggi e decolli cortissimi ed io mi diverto e mi entusiasmo a fare questi voli al suo fianco. A Sidney abbiamo avuto un giorno di riposo e siamo stati ospiti del dott. Beghè e Signora che ci hanno condotto in macchina per un indimenticabile giro turistico. C'era un bel sole a Sidney che si stende su verdi colline, era stupenda. E' forse la città più bella che ho visto. Nelle sue insenature naturali si potrebbero nascondere tutte le navi del mondo. Salvo alcuni grattaceli centrali adibiti ad uffici, le abitazioni sono ville incantevoli o piccole casette con le ringhiere dei balconi ricamate in ferro battuto. Tutte sono immerse fra boschi di eucaliptus, fra cespugli di camelie, di stelle di natale, di fiori tropicali. E dire che un fiore è rosso è niente perché è .un' esplosione di rosso. Abbiamo visto l'Opera che è una delle maggiori costruzioni moderne del mondo con le sue immense cupole bianche che sembrano vele sul mare. E barche a vela ce ne sono a centinaia e prati immensi per ogni sport. Purtroppo questo mare è pieno di pescicani e bisogna fare il bagno nelle piscine o in quei tratti di mare recintati da grossi sbarramenti di ferro. I pescicani li abbiamo visti in un acquario; dagli squali a tappato alle razze di ogni tipo. Abbiamo fatto una scorpacciata di ostriche perché le allevano e il tifo non esiste. |
Brisbane 8 luglio 1971 Cara mamma, ho una mia foto sul tavolo e ogni volta che la guardo mi viene da ridere. E sai perché? Rido di quel dolce, morbido, tenero, buffo Koala che mi sta in braccio. Tutto sonnacchioso con le sue grandi orecchie pelose. Oggi abbiamo avuto solo tre voli dimostrativi così nel pomeriggio siamo andati al Lone Pine Park. Un vero paradiso col fiume che scorre fra rive selvagge e, fra i ciuffi di alberi, di stelle di Natale e di rigogliose buganvillee si intravedono deliziose villette. Nel bosco di eucalipti c'è una specie di giardino zoologico dove gli animali tipici dell' Australia, vivono liberi e domestici. I Koala sono quegli orsetti buffi che si nutrono di foglioline e di giorno dormono a gruppi, appoggiati ai rami nelle pose più abbandonate e divertenti. Ci sono i canguri; se dai loro il granturco te lo leccano sul palmo della mano e con le loro zampette corte prendono lo tua mano e la tirano a se, quando il granturco è finito si alzano in piedi sulle zampe posteriori e allungano il muso verso di te con occhi teneri e ti viene voglia di abbracciarli. Alcuni canguri hanno il cangurino che tira fuori la testa dal marsupiale poi la ricaccia dentro e lascia penzolare fuori solo le zampe. Anche l'Emu che assomiglia allo struzzo ma è più piccolo, si avvicina e vorrebbe beccare ma con quel becco aguzzo bisogna stare attenti; se non gli dai retta, ti guarda in faccia e il suo becco nero è proprio all' altezza dei tuoi occhi. Ci sono pappagalli dai colori più svariati e molti bianchissimi con ciuffo e coda giallo limone. |
Siamo rientrati navigando lungo il fiume
fino al centro della città. Dopodiché il sono andata a cena
da una delle pilote australiane. Altre erano invitate con me e mi hanno
fatto molta festa e hanno voluto conoscere tutto sulla mia battaglia in
Italia per diventare pilota professionista di linea. Loro sono istruttrici
di volo o semplicemente sportive ma una è nientemeno che capopilota
di una piccola società di aerotaxi. Ieri sera invece ho passato una serata molto piacevole con un vecchio amico. Ed; mi ha visto in televisione e mi ha cercato per telefono da un aeroporto all'altro, poi ha preso un aereo di linea e da Sidney mi ha raggiunto a Brisbane per passare qualche ora con me. Mi ha fatto molto piacere rivederlo e siamo andati a festeggiare il nostro incontro con un buon vinello rosso in un ristorante italiano. |
Darwin 14 luglio 1971 Abbiamo attraversato nuovamente i grandi deserti, atterrato ancora in tanti posti. Perfino a Roma che è una piccola cittadina tipo western. A Charleville ho avuto la sorpresa di trovare ad attendermi Dorothy Herbert, un' altra aviatrice che avevo conosciuto in Inghilterra molti anni fa. Ora fa il medico e si sposta pilotando il suo Piper Comanche. Siamo atterrati anche a Brunette dove c'è un ranch modello. |
Sarei rimasta
volentieri una sera per farmi cantare le canzoni dei cow boys, invece abbiamo
avuto il tempo solo di fare un volo e di mangiare una fetta di pane appena
sfornato con pomodoro fresco e maiale cotto. A Darwin siamo arrivati il
10 sera e alloggiamo nuovamente al Poinciana Motel. La mia stanza è
a pianterreno e a un paio di metri dalla piscina. La sera ci riuniamo tutti
qui davanti e si fanno tuffi fino alla mezzanotte. Abbiamo riempito il mio
frigo di bottiglie varie così siamo da quattro giorni in completo
relax. Siamo in attesa di nuovi ordini per gli appuntamenti successivi.
In Australia, comunque, il nostro compito è finito. Porterò con me un piccolo Koala di pezza che ho chiamato Cuddles (tenero) e che
ora ha il suo posto nella cabina dello YAK. In questi giorni abbiamo visto altre cose interessanti perché siamo andati a un safari (fotografico) nei "bushes" dei dintorni. Abbiamo incontrato bufali selvaggi e centinaia di wallaby che sono canguri di piccola statura. Abbiamo incontrato un dingo (cane selvaggio temuto quanto un lupo) e una Goanna (lucertolone enorme, nero e viscido). Abbiamo visto centinaia di uccelli come i Jabiru Sturl con coda rossa, pellicani e molti altri tipi ancora. Abbiamo visto anche i "Magnetic Ant" che sono formicai a forma di lapidi, costruiti dalle formiche con la loro saliva e con terra. Hanno la caratteristica di essere sempre nella direzione nord-sud. Alcuni hanno fino a 5 secoli. Se ne rompi uno vedi che dentro è come un misterioso labirinto.Siamo stati anche a vedere i balli degli aborigeni. Abbiamo attraversato un tratto di mare, approdato con un vecchio anfibio residuato di guerra su una spiaggia isolata e bianchissima, ci siamo arrampicati su per una collina dove lo spettacolo si svolgeva in mezzo alla natura. Ma la cosa che forse mi ha colpito maggiormente in questi giorni sono i gabinetti sulla spiaggia di Darwin. Fannie Beach è una grande spiaggia libera, frequentata da parecchie persone perché a un passo dalla città. Il mare è limpido, calmo e abbiamo fatto bagni favolosi e preso il sole. C'è una piccola costruzione in pietra con spogliatoi maschili e femminili, tre o quattro docce e un paio di gabinetti tenuti puliti e con regolare rotolo di carta igienica. Miracolo! Non c'è guardiano, non si paga niente, eppure la carta c'è e ci rimane fino a consumazione. |
Dijakarta 17 luglio 1971 Questa
volta a Kupang ci hanno ricevuti con molti sorrisi e molti Salamat Datang
che vuol dire benvenuti. Il Capitano è stato felice di ricevere
in regalo le cartucce che gli avevo comprato in Australia. |
Kuala Lumpur 22 luglio 1971 A
Dijakarta ho conosciuto l'unica donna pilota indonesiana che possiede
un brevetto commerciale conseguito in Olanda. Sta mettendo su una piccola
compagnia di taxi aereo. E' molto simpatica e l'ho fatta subito iscrivere
alla Associazione Femminile Aeronautica Internazionale di cui faccio parte.
Ho scritto in America presentandola alla Sede centrale e l'ho messa in
contatto con la dirigente del gruppo francese.Dopo
Dijacarta siamo andati a Singapore per altri voli dimostrativi. Abbiamo
quindi passato nuovamente l'Equatore e questa volta abbiamo brindato con
Coca cola e Gin. |
Bangkok 2 luglio 1971 Non
era previsto il pernottamento a Bangkok ma stiamo aspettando il Com.te
Cavicchioli che venga a darci una mano in quanto il Com.te Sette si è
ammalato. Abbiamo fatto brillantemente i nostri voli di presentazione
ma i chilometri da percorrere per tornare a casa sono ancora tanti. |
Rangoon 27 luglio 1971 Contavamo
fare una bella tirata verso l'India ma il brutto tempo sul golfo del Bengala
e il gentile invito a pranzo della Signora Pascarella e di suo marito
l'Ambasciatore ci hanno fatto desistere dall'impresa. Quel giorno andammo
alla residenza dell' Ambasciatore che è persona affabilissima e
molto spiritosa (da buon napoletano). Parla varie lingue compreso il russo
così poté fare una bella chiacchierata anche con i nostri
tecnici. I Signori Pascarella hanno tre bambini, tre cani e un giardino
e anche una deliziosa bambinaia; una donnina birmana molto saggia che
si prende cura di tutta la famiglia. Con molta pazienza ha insegnato alla
Signora Sette e a me ad indossare il "longi". Lucio è
il maggiore dei figli e con suo padre si è esibito al piano in
un pezzo allegro a quattro mani. Le due bimbe sono Sakura (Fior di ciliegio)
e Teresa. Sakura vorrebbe essere un maschietto e un giorno chiese a sua
madre se potevano farla operare e trapiantarle l'anima, per diventare
un ragazzo! Mi ha fatto molta tenerezza. Il pomeriggio del nostro arrivo
è venuto anche l'Ambasciatore australiano a salutarci così
siamo stati con i nostri squisiti ospiti tutto il giorno. Ieri sono tornata
a trovare la Signora Pascarella alla scuola dove insegna l'italiano alle
hostess della BUA. E' una donna molto attiva e dinamica. |
Esfahan 31 luglio 1971 Siamo
partiti da Rangoon il 28 e arrivati felicemente a Calcutta. Abbiamo dovuto
pernottarvi perché la furia dei monsoni si è spostata sempre
lungo la nostra rotta. A Calcutta ho avuto il tempo di vedere il mercato
affollatissimo, i bimbi storpi che ti chiedono l'elemosina e non ti lasciano
in pace un momento, pezzenti buttati a dormire sui marciapiedi, vacche
magrissime e malandate ma sacre e sfaccendate si accucciano in mezzo alle
strade incuranti del traffico caotico. Però sono riuscita a vedere
anche ragazze graziose nei loro sahari e negozi di sete bellissime. |
Si arrabbiava
contro i Pakistani, discendenti di Gengis Kan, che si stanno uccidendo fra
fratelli, era convinto che gli indiani sono sentimentali e buoni e non uccidono
neppure i serpenti. (Mi tornerà in mente questa frase dopo le recenti
rappresaglie degli indiani contro i Pakistani). Ci ha raccontato molte cose
il nostro autista. Pare ci siano ancora marajà con 40 mogli, 80 figli
maschi (le femmine non vale la pena contarle) 50 auto e 100 cavalli. Ci siamo fermati a vedere un incantatore di serpenti, poi abbiamo fatto un bel bagno in piscina e a nanna. Stamani sveglia alle 5.30! Da Delhi a Lahore, a Karachi (perché non ci hanno permesso di seguire l'aerovia più breve) quindi Zahedan e infine Esfahan. Sono tante ore che siamo in viaggio e un buon sonno nell' Hotel Shah Abbas, da mille e una notte, ci vuole proprio! |
Siamo
partiti da Esfashan ieri di buon'ora, purtroppo senza vedere le fabbriche
dei favolosi tappeti, siamo atterrati a Teheran e a Dijarbakir. Quindi
Istanbul dove malgrado la stanchezza siamo andati in un locale a vedere
balli folcloristici e a cena sul Bosforo. |