RICORDI DI UNA PILOTA Agosto 1957 Con Graziella Sartori, compagna di tante avventure, e anche lei diventata poi Pilota Commerciale (ha lavorato per anni quale pilota dell'Executive della Ignis), abbiamo vinto una gara di regolarità e decidemmo di mettere quel denaro in carburante per fare un bel volo turistico con il Macchino 308. Graziella possedeva quel Macchino insieme al giornalista Com.te Enrico Meille e quindi aveva diritto ad un certo numero di ore ogni anno. Prima tappa è stata Cannes. Decolliamo. Ci sono bastati 200 metri di corsa. Una volta fatta quota ci sistemiamo bene la cuffia della radio sulle orecchie e il nostro viaggio ricomincia a suon di musica. Il Macchi 308, forse ora è superato, ma era ottimo e ci dava sicurezza e questo in particolare, immatricolato I-TALY, è un po' speciale perché triposto. Togliendo il terzo sedile abbiamo perciò ottenuto più spazio per i bagagli e per un serbatoio supplementare con circa 40 litri di carburante. Si possono così fare più di 6 ore senza scalo a una velocità di 150 Km/h e un consumo che non supera i 22 litri l'ora. Sto parlando di un volo fatto al tempo della nostra gioventù quando io avevo circa 300 ore di volo e Graziella poco più. Giovani e spensierate, con questa passione per il volo, la montagna, il girovagare ogni volta che ne avevamo l'occasione. |
Ore 10.30. Da un pezzo abbiamo lasciato la Costa Azzurra. Pilotiamo a turno per non stancarci mentre l'altra fa l'ufficiale di rotta. Ore 13.30. Atterriamo a Bilbao. Una buona tortilla ai funghi serve a ritemprarsi le forze. In meno di tre ore raggiungiamo Madrid, all'aeroporto Quattro Venti, sede di un magnifico Aero Club che, almeno allora, mi sembrò il più attrezzato di Europa. Abbiamo molto da imparare in Italia e non come finezza di pilotaggio né come tecnica ma come educazione civica, ordine, gusto ecc. In Italia i miei amici aviatori, già allora, mi telefonavano il giorno prima del loro arrivo a Roma affinché io svolgessi per loro e in tempo le lunghe e noiose pratiche burocratiche. Restiamo a Madrid due giorni e poi sorvoliamo le sterminate lande infuocate dal sole. Ecco laggiù Lisbona. La nostra meta è raggiunta. Ci incuriosisce questa città che si tende su sette colli come Roma. Siamo ospiti da amici a Carcavelos in una bella villa con le caratteristiche mattonelle in maiolica variopinta e le rosse buganville che aggiungono gaiezza al paesaggio. Porto i saluti di mio padre al Gen. Graziani che è stato il suo primo istruttore di volo e vive adesso a Villa Italia. Gli chiedo un appuntamento per porgere un saluto al Re Umberto. Ci sentiamo molto emozionare e commosse quando ci arriva un invito a pranzo ma Umberto II e Maria Gabriella ci accolgono così cordialmente che ci sentiamo subito a nostro agio. A Cascais c'è anche Maner Lualdi che ha iniziato da poco la sua crociera diretto in Sud America con "L'Angelo dei bimbi". Vittorio e Maria Beatrice fanno un volo con Graziella. In quei giorni di vacanza a Carcavelos, abbiamo volato fino a Porto, invitate da quell'Aero Club, siamo state a cavalo con i Principi, abbiamo gatto magnifici bagni di mare. Poi siamo dovute ripartire. Sorvoliamo distese di alberi con le ronde tagliate a forma di anello che sembrano un ricamo sul terreno. Poi ritroviamo gli alberi folti e tondi. Ciò significa che abbiamo lasciato il Portogallo e siamo nuovamente sulla Spagna. Sorvoliamo Siviglia e decidiamo di atterrare per visitare quella città e vedere una corrida. Uno spettacolo che ci ha profondamente angosciato. I torelli giovani, inconsci; entrano trotterellando nell'arena. Si guardano intorno un po' spaventati finché i banderilleros li colpiscono sulla groppa. Allora si accorgono che non è un gioco e molti cercano di saltare lo steccato. Invece sono costretti a rimanere lì fino alla morte. Noi facciamo il tifo per il toro. Se il torero rischia è affar suo, è lui che sceglie questa lotta e può accettare o meno ma come al solito l'animale è obbligato a soffrire e a soccombere. Giurammo di non mettere più piede in un'arena. Facciamo tappa a Granata e visitiamo l'Alhambra: uno spettacolo indimenticabile. Ripartiamo un po' in ritardo sulla tabella di marcia, sorvoliamo le aspre sierre. Il cielo si mantiene buono. Poi ci si para davanti uno strato denso di nuvole. Ci danno 4/8 quindi proseguiamo al di sopra di esse convinte di trovare dei "buchi" abbastanza grandi per le discesa. Il radio compass ci avverte che siamo sull' aeroporto ma ora le nubi sono 8/8 e non abbiamo strumenti per forarle in strumentale. Da terra ci avvertono che il ceiling è basso e ci comunicano informazioni per l'atterraggio strumentale. Non riescono a sentirci e noi non pensiamo sia il caso di attraversare questa barriera bianca senza gli strumenti necessari. Appena un attimo di incertezza poi decidiamo di adottare l'unica soluzione possibile: tornare indietro verso l'aeroporto di Albacete. Finalmente rivediamo la terra scura, i fiumi, le case…ma il sollievo è di breve durata: il sole sta per tramontare, non abbiamo più molto carburante, ci conviene tentare un atterraggio di fortuna. Facciamo un passaggio basso su un campo di grano, ci guardiamo un attimo per farci coraggio e atterriamo! Tutto O.K. Oltrepassato il grano ci siamo fermate in un campo di cocomeri. 27 Agosto Stiamo pigramente sdraiate sul letto ripensando agli eventi precedenti. Nessuna star avrebbe avuto più credito di popolo. Dopo il nostro atterraggio tutto il paese di Alpeira è venuto a riceverci, le guardie del luogo hanno vigilato sul nostro aeroplanino e noi siamo state invitate all' unico cinema del luogo. Tutto il paese è venuto con noi. Davano un film di Nazzari in spagnolo, naturalmente. Non c'era possibilità di contattare facilmente l'Italia così ne approfittammo per non avvertire il RAI ne altri e, portato l'aereo su una bella strada bianca, si ridecollò, libere e felici. Atterrammo in un aeroporto militare, che ci aveva inviato un tecnico a verificare il carrello, salutammo i militari e ripartimmo mentre un gruppo di ufficiali ci salutava militarmente, schierati sulla terrazza. Attraversiamo il golfo di Leone in via diretta. Ad un certo punto ci troviamo in mezzo al mare e la costa non si vede. Tendiamo l'orecchio al rombo del nostro unico motore…. Tutto O.K. Passato il confine italiano troviamo nuovamente nubi. Ci sembra di riconoscere Alessandria. Poi la vediamo di nuovo. Ma qual'era Alessandria? A tratti vediamo il Po e questo ci rimette in rotta. Al nostro arrivo a Roma troviamo mio padre a riceverci. Devo tanto ai miei genitori! Questa libertà di scelta nella mia vita, il coraggio di lasciarmi volare e fare roccia e vivere secondo le mie passioni lo devo a loro e a loro sono profondamente grata! Fiorenza de Bernardi |